COMUNICATO STAMPA
Bogotá D.C., 27 ottobre 2023.
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L’importanza dell’accesso alla salute per i rifugiati e i migranti in Colombia
Attraverso un progetto dell’UNHCR, l’Italia sta contribuendo al rafforzamento dell’accesso ai servizi sanitari per migliaia di rifugiati e migranti in Colombia e nelle comunità che li ospitano
Quel giorno, Joseanny, sei anni, arrivata in Colombia con la sua famiglia quattro anni fa, si è avvicinata felice al campanello dell’ospedale e lo ha suonato mentre tutti applaudivano. Significava che il trattamento aveva funzionato e che era guarita dal cancro. Due anni di visite mediche, chemioterapia, viaggi e documenti avevano dato i loro frutti e da quel momento avrebbe potuto continuare nel suo progetto di vita con la sua famiglia. Sua madre, Yusdanny Valero, aveva lasciato lo stato di Trujillo, in Venezuela, con i suoi due figli, quando era incinta di otto mesi. Poi sarebbe arrivato suo marito per iniziare una nuova vita a Cúcuta. Sapevano che questo inizio non sarebbe stato facile, ma non avrebbero mai immaginato che la sfida principale sarebbe stata l’accesso alle cure per il cancro di loro figlia.
Alla fine del 2019, quando Joseanny festeggiava i suoi tre anni, sua madre notò un gonfiore in rapida crescita sulla gamba della bambina. Nonostante l’inizio della pandemia nei primi mesi del 2020, che aveva reso l’accesso all’assistenza sanitaria sempre più complesso, erano riusciti a prenotare delle visite e gli esami avevano stabilito che un piccolo tumore stava crescendo nella gamba di Joseanny. Purtroppo, a causa della situazione irregolare della famiglia, la bambina non poteva usufruire dei servizi sanitari per ricevere le cure necessarie. Dopo molti sforzi, la famiglia era riuscita a rinnovare la propria documentazione e ad accedere al sistema sanitario attraverso un progetto guidato dall’UNHCR, insieme al suo partner Opción Legal. Tuttavia, il cancro di Joseanny si era già espanso ad altre parti del suo corpo e, per questo, era stata trasferita d’urgenza nella città di Bucaramanga. Nonostante le possibilità di recupero fossero molto basse, dopo quasi due anni di cure la malattia è stata vinta.
Il sostegno che Joseanny ha ricevuto fa parte di un’iniziativa che ha garantito l’accesso alla salute a più di 16.000 persone a Cúcuta nel corso del 2022. Si tratta del progetto “Copertura universale per migliorare l’accesso ai servizi sanitari per la popolazione rifugiata, migrante, rimpatriata colombiana e ospitante”. Per Orfelina Lizarazo, funzionario di Opción Legal e project leader, questa “è stata una vera sfida che ci ha permesso non solo di affiliare al sistema sanitario una buona parte della popolazione migrante, ma anche di responsabilizzare le comunità e sostenere i funzionari pubblici locali e le istituzioni sanitarie affinché fungano da alleati in questo processo”.
Durante il 2022, Orfelina e il suo team hanno lavorato in diverse comunità di Cúcuta per fornire informazioni su come accedere al sistema sanitario, hanno tenuto 166 seminari coinvolgendo più di 3.700 persone e hanno formato più di 500 funzionari pubblici. Tale intervento, che ha rafforzato la capacità di enti e istituzioni nel garantire la regolazione, l’assicurazione e l’effettiva erogazione del servizio sanitario, è stato possibile grazie ai finanziamenti dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).
“Ogni giorno sentiamo tanti casi di persone che, oltre ad affrontare la sfida di trasferirsi, devono lottare per accedere ai servizi sanitari. Questo progetto, congiuntamente agli sforzi di regolarizzazione e inclusione del comunità di rifugiati e migranti promossi dallo Stato, ha reso possibile l’accesso alla salute per queste persone”, assicura Orfelina.
L’accesso alla salute è un elemento fondamentale nel processo di garanzia dei diritti della popolazione rifugiata e migrante, nonché nel raggiungimento della loro integrazione locale. Pertanto, progetti come questo diventano iniziative fondamentali.
Uniti, i riciclatori venezuelani e colombiani sulla costa caraibica della Colombia generano reddito preservando l’ambiente
Anleidys, Víctor e Nairis hanno trovato nel riciclo un modo per sostenere finanziariamente le loro famiglie e per contribuire alla sostenibilità delle loro comunità a Barranquilla e Santa Marta
Nairis non ha dubbi: il riciclo le ha salvato la vita. Dopo aver lasciato il Venezuela per cominciare una nuova vita in Colombia, Nairis ha avuto varie difficoltà per riuscire guadagnare il minimo necessario a sopravvivere nella città che la ospita, Barranquilla, dove è arrivata, insieme al figlio di 4 anni, poco prima dell’inizio della pandemia di COVID-19.
“Per un periodo prolungato non siamo potuti uscire in strada a lavorare, a causa dell’alto rischio di contagio”, ricorda Nairis, che fortunatamente ha trovato posto in un rifugio sostenuto da UNHCR, dove lei e suo figlio hanno soggiornato durante i mesi di incertezza dell’inizio della pandemia. Quando è stata in grado di avventurarsi alla ricerca di lavoro, Nairis, che in Venezuela, il suo Paese natale, era occupata come ingegnere elettrico, non ha trovato altro modo per guadagnarsi da vivere che vendere caffè per strada, un lavoro duro che spesso non era abbastanza per coprire le sue necessità basiche.
Fu mentre vendeva caffè che incontrò un gruppo di raccoglitori di rifiuti, il cui lavoro le sembrò non solo più sostenibile ma anche più redditizio. Iniziò così ad andare alla ricerca di materiali da riciclare, ma farlo da sola era rischioso.
“Ho incontrato molte difficoltà. Ho dovuto far fronte a diversi tipi di rischi: non solo quelli fisici dovuti al peso del materiale che trasportavo, ma anche quelli dovuti a un incidente di autobus che ho vissuto, i rischi dovuti alla pioggia, eccetra”.
È così che Nairis ha deciso di unirsi ad un gruppo di riciclatori, per lo più venezuelani come lei, nella comunità di Brisa del Río a Barranquilla. Grazie al lavoro di riciclo, non solo ha ritrovato una passione, ma si è anche sentita di nuovo parte di una comunità.
È passato un anno da quando Nairis ha cominciato a dedicarsi alla raccolta di materiali di scarto, garantendo, attraverso questo lavoro, un sostentamento dignitoso per lei e per suo figlio. Tuttavia, sebbene lavorare in gruppo permetta di prevenire alcuni tipi di rischi, questa categoria è comunque costretta ad affrontare situazioni di sfruttamento lavorativo: succede spesso che le aziende che acquistano i materiali non paghino i riciclatori, o impieghino mesi per farlo. Presa coscienza di queste dinamiche, Nairis ha iniziato a guidare un processo che ha portato alla protezione dei diritti all’interno della sua comunità di riciclo.
Grazie a donatori come l’Agenzia Italiana per lo Sviluppo (AICS), l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), e il suo partner, Pastoral Social, Nairis, assieme ai suoi colleghi e alle sue colleghe, viene formata per acquisire competenze trasversali e viene orientata su quali siano i diritti e gli strumenti necessari per svolgere il proprio lavoro in maniera più consapevole e in condizioni più dignitose, trasformando cartone, vetro, alluminio e ferro in oggetti decorativi per la casa, il giardino e il patio. I ricavi ottenuti grazie a queste attività consentono ai riciclatori di guadagnare una maggiore autonomia lavorativa e di supplire alle spese domestiche, quali il vitto e l’alloggio. Inoltre, Nairis ha ricevuto il sostegno di UNHCR e della Pastorale Sociale affinché suo figlio venga impegnato in attività pedagogiche e ricreative nelle ore in cui lei è occupata con il lavoro.
Il contributo dei riciclatori venezuelani in Colombia appare spesso invisibile alla società, dal momento che regna l’ignoranza sul corretto smaltimento dei materiali solidi e sul ruolo fondamentale del riciclo. Per queste ragioni, i riciclatori si definiscono attivisti ambientali e sottolineano il prezioso contributo che forniscono all’intera società.
“Prolunghiamo la vita dell’ecosistema terrestre. Quindi, in altre parole, diamo vita al pianeta, perché quando ricicliamo trasformiamo i materiali in oggetti nuovi”, spiega Nairis.
Come lei, altri leader ambientalisti della costa caraibica colombiana hanno unito le forze a sostegno di questa causa. Anche Víctor, cittadino colombiano nato a Santa Marta, fa parte di un team che, con il supporto del CESVI, promuove giornate dedicate alla piantagione di alberi, alla pulizia degli spazi pubblici e alla sensibilizzazione sull’importanza del riciclo.
“Sia il popolo venezuelano sia quello colombiano devono acquisire maggiore consapevolezza del valore delle risorse naturali”, afferma. “Per non intaccare l’ambiente, è necessario essere consapevoli. Penso sia importante inviare un messaggio all’intera comunità in modo che sappia di più sui rifiuti solidi perché il problema che riscontriamo è che molte persone non sanno come separare i propri rifiuti domestici.”
Insieme a Víctor lavora Anleidys, venezuelano che vive a Santa Marta da tre anni. Anche lui considera l’educazione della popolazione una parte fondamentale del suo lavoro di riciclatore.
“In una campagna che abbiamo realizzato grazie al sostegno di CESVI e ACNUR siamo andati casa per casa armati di opuscoli informativi per spiegare alla gente come separare i rifiuti riciclabili da quelli non riciclabili”, ricorda. “Vorrei facessimo tutti la nostra parte per l’ambiente e per il benessere della comunità in cui viviamo”.
Anleidys, Victor e Nairis sono dei veri eroi ambientali. È grazie al loro impegno che i progetti volti a migliorare le condizioni lavorative nel settore del riciclo sono un successo.
* I nomi di alcune persone sono stati modificati per motivi di protezione.