NUOVE TRAME DI VITA IN COLOMBIA: la storia di coraggio e resistenza di Fatima

 

©COSPE

di Martina Palazzo

“Tessere le trame della vita che gli altri distruggono” é l’obiettivo di tutta un’esistenza di Fatima Muriel, nata e cresciuta nel Putumayo, uno dei dipartimenti piú colpiti dal conflitto armato in Colombia. Ottava di dodici fratelli e figlia di una madre indigena e di un padre bianco, ha ereditato il rispetto e l’ammirazione per la diversitá, la voglia di lottare per i diritti della sua comunità e la speranza per un mondo migliore.

Fatima oggi é una donna 74enne che vive di resistenza. Per oltre 40 anni, ha esercitato la sua professione d’insegnante in diverse scuole del Putumayo, spesso in zone remote dove i bambini venivano reclutati e addestrati dai combattenti delle FARC e dai paramilitari per essere i cattivi delle fiabe che un tempo leggevano; le donne perdevano il controllo del loro corpo troppe volte violato; i contadini sparivano misteriosamente dai loro campi.

Fatima ha visto, ma ha continuato ad educare le nuove generazioni perché soccombere alla paura avrebbe solo nutrito odio e violenza. Fatima non si é fermata neanche dopo la morte di due dei suoi fratelli, il sequestro del marito e la fuga forzata dal suo territorio.

Fatima ha creduto nel cambiamento, nella forza dell’unione e nella caparbietá femminile quando nel 2005 ha fondato “Allianza delle donne tessitrici di vita”. Un nome che giá racconta molto sulla missione di quella che oggi é un’associazione che riunisce piú di 65 organizzazioni e 3000 donne del Putumayo.  Si tratta di contadine, indigene e afrodiscendenti, che lavorano per costruire una societá senza violenze di genere e senza sfruttamento delle risorse naturali. La loro é una lotta su tre fronti: difendere i diritti delle donne, promuovere una partecipazione equa e inclusiva alla vita politica e contribuire allo sviluppo economico e rurale.

Proprio in una nuova prospettiva che riequilibra il rapporto tra comunitá umana e territorio, queste donne hanno dato vita all’iniziativa “Guardiane dell’acqua”, sotto la leadership di Fatima. L’acqua, come elemento naturale essenziale alla vita, rappresenta la risorsa da difendere per resistere all’occupazione di multinazionali petrolifere e minerarie. In un Paese dove ancora si muore per difendere il patrimonio naturale, le Guardiane si uniscono per ridurre i danni ambientali prodotti dallo sfruttamento irresponsabile. Grazie al loro lavoro, nel 2017, il dipartimento di Putumayo si é dotato di una politica pubblica per le donne e di genere.

Il lavoro di Fatima costruisce nuove trame, ma ha anche ricostruito i ricordi di donne vittime del conflitto armato. Si chiamano “Murales della Veritá” e sono opere d’arte che rendono omaggio a chi ha difeso i proprio diritti rischiando la vita. Il piú grande a Puerto Asís, é composto da oltre 80.000 tappi riciclati e raffigura i volti delle donne, un tempo vittime, ora simbolo di potere e di resistenza.

Da sempre Fatima tesse le trame di un cammino verso la pace. Incoraggiata dall’entusiasmo e la convinzione delle sue compagne di lotta, questa donna non ha paura di sperare e far sperare. Perché credere nell’umanità ha ancora un senso, perché coabitare pacificamente puó essere realtà anche in Colombia.

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L’associazione “Allianza di donne tessitrici di vita” é partner del progetto “CoLoRes – Comunità Locali Resilienti. Le donne e i giovani costruiscono economie sostenibili e solidali a sostegno del processo di pace in Colombia”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Con un finanziamento di 2M €, il progetto é implementato dal consorzio di OSC italiane Coopermondo-COSPE con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle comunità locali, afro, indigene e contadine dell’Amazzonia Colombiana (Dipartimento di Putumayo), e di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e della pandemia COVID-19, in un’ottica di sostegno al processo di pace, salvaguardia della biodiversità ed equità di genere.

Italia e Colombia rafforzano la loro cooperazione per lo sviluppo agricolo attraverso il progetto “Agrocadenas”

[COMUNICATO STAMPA]

Bogotá, 14 ottobre 2024 – Venerdí scorso, presso la Residenza dell’Ambasciatore d’Italia a Bogotá, Giancarlo Maria Curcio, il Viceministro colombiano dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale, Polivio Leandro Rosales Cadena, e il Consigliere per la Diplomazia Economica e per lo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, Marco Rago, hanno firmato l’atto di lancio del progetto “Agrocadenas / Alleanze pubblico-private per il consolidamento della pace attraverso il rafforzamento della commercializzazione e dei servizi prioritari per il settore agricolo colombiano (ACC)”. La firma si è svolta nell’ambito dell’evento Il Sistema Italia insieme ai produttori colombiani per un’agricoltura più competitiva e sostenibile, alla presenza del Direttore Generale dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), Marco Rusconi, in visita ufficiale in Colombia.

Con un finanziamento di circa 10 milioni di euro, Agrocadenas contribuirà allo sviluppo sostenibile del settore agricolo colombiano attraverso il trasferimento di tecnologie avanzate, la promozione dell’innovazione e la creazione di sinergie tra il settore pubblico e privato di entrambi i Paesi. In particolare, il progetto migliorerà le filiere produttive di caffè, cacao, avocado e frutta tropicale, promuovendo l’innovazione nei processi di produzione, commercializzazione e distribuzione, con un chiaro focus sulla sostenibilità e sullo sviluppo rurale.

“L’Italia, riconosciuta a livello mondiale per la sua eccellenza nel settore agroindustriale e per la sua capacità di integrare soluzioni tecnologiche all’avanguardia, si posiziona come un partner strategico per la Colombia nel suo sforzo di modernizzare e rafforzare la competitività agricola”, ha dichiarato l’Ambasciatore Curcio.

“La Colombia, come gli altri Paesi della regione latinoamericana, è un interlocutore chiave per l’Italia, poiché condividiamo valori e interessi, oltre a profondi legami storici, politici, sociali, economici e culturali. Dal Governo italiano c’è piena disponibilità a collaborare in vari settori per lo sviluppo socioeconomico del Paese andino, dai più tradizionali ai più innovativi, promuovendo e proteggendo il patrimonio naturale e valorizzando il capitale umano, le cui conoscenze possono arricchirsi attraverso la ricerca, l’innovazione e lo scambio di know-how tra i nostri Paesi”, ha aggiunto il Consigliere Rago.

“Il progetto Agrocadenas non rappresenta solo un significativo passo avanti nella cooperazione bilaterale tra Italia e Colombia, ma sottolinea anche l’impegno di entrambi i governi per il consolidamento della pace nelle aree rurali più vulnerabili, mediante la generazione di opportunità economiche inclusive e sostenibili”, ha chiarito il Viceministro Rosales.

“In Colombia, la Cooperazione italiana investe circa 62 milioni di euro con l’obiettivo di rivitalizzare il tessuto economico del Paese, puntando sulle principali filiere produttive, rendendole da un lato più efficienti e competitive grazie al know-how e alla tecnologia italiani, e dall’altro più responsabili dal punto di vista ambientale per garantire la sicurezza alimentare”, ha concluso il Direttore dell’AICS Rusconi.

Questo ambizioso progetto simboleggia la continuità e il rafforzamento di una relazione tra due Paesi uniti da una visione comune di sviluppo, innovazione e prosperità. Italia e Colombia riaffermano così la loro volontà di continuare a lavorare insieme per affrontare le sfide globali, promuovendo una crescita agricola che sia sostenibile, inclusiva e basata sullo scambio di conoscenze e tecnologie avanzate.

AICS insieme alle donne colombiane che lottano per la pace grazie al Women’s Peace and Humanitarian Fund

Alma (nombre ficticio) es la primera mujer afrodescendiente presidenta de uno de los consejos comunitarios del departamento de Nariño – Colombia. Un logro, el de Alma, obtenido gracias a su determinación y a la formación y apoyo que recibió del “Fondo Humanitario y de Paz de las Naciones Unidas para las Mujeres” – WPHF, también financiado por la Cooperación Italiana. Alma pudo reunirse con los funcionarios de AICS Roma y Bogotá, que participaron en la misión de donantes del WPHF, realizada del 3 al 5 de octubre.

 

En Colombia, el conflicto armado ha afectado gravemente a las mujeres, que siguen siendo víctimas de violencia sexual, económica, psicológica y física. Sin embargo, el papel de las mujeres en la construcción de la paz territorial también está reconocido en el nuevo programa “Paz Total” del Gobierno colombiano y el WPHF está trabajando para apoyar directamente a las organizaciones locales de mujeres comprometidas con los procesos de paz y con la lucha por los derechos de las mujeres, para empoderar a las mujeres locales, con el fin de hacerlas económicamente autónomas y liberarlas de la violencia, incluida la violencia doméstica. El WPHF ha financiado 51 proyectos en el país presentados por 79 organizaciones dirigidas por mujeres o que abogan por los derechos de las mujeres.

 

Por otra parte, próximamente, en el país se pondrá en marcha el proyecto de las Organizaciones de la Sociedad Civil OIKOS y CESVI, que fue seleccionado por AICS Bogotá a través de una convocatoria del canal de emergencias y que, siguiendo el enfoque del Triple Nexo, promoverá la participación de organizaciones locales dirigidas por mujeres y líderes sociales en el diálogo para la construcción de paz, actuando también para la integración socioeconómica de mujeres y jóvenes desplazados afectados por el conflicto en Buenaventura.

 

 

 

Realizzazione di opere infrastrutturali a beneficio degli abitanti di 10 villaggi di Mapiripán Meta

Mapiripán infrastruttura

Con questa infrastruttura, più di 1.400 abitanti delle zone rurali potranno spostarsi per vendere i loro prodotti agricoli nella stagione invernale

Attraverso l’accordo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (CISP) e il Municipio di Mapiripán Meta, nell’ambito nell’ambito dei territori PDET, sono state consegnate alla comunità nove opere infrastrutturali di drenaggio. Si tratta di sette canali sotterranei e un pontone, per evitare l’allagamento delle strade principali in caso di pioggia e facilitare così la mobilitazione di persone, merci, veicoli e prodotti agricoli in questi settori di difficile accesso nei villaggi di La Cooperativa, Canapure, El Mielón, Caño Ovejas, La Libertad, El Progreso e San Antonio.

Yuli Marcela Briñez, presidente del Consiglio di Azione Comunale del villaggio di Progreso, ci racconta dell’importanza di tale progetto: “Nel punto in cui è stato realizzato il canale sotterraneo in inverno non si poteva passare, quindi i coltivatori non potevano esportare i propri prodotti. Grazie a quest’opera, anche la parte di popolazione che non è direttamente coinvolta nel progetto, potrà beneficiare di una migliore mobilità. Prima potevamo solo andare a cavallo o al massimo in motocicletta, ora invece si può passare con un mezzo carico di bestiame, di manioca, di banane”.

È stato inoltre consegnato uno struttura comunale nei villaggi di Esteros Bajos, Caño Evaristo e San José, uno spazio vitale come luogo di incontro, incontro e formazione per gli abitanti del settore. Queste opere fanno parte della strategia agricola, sociale e ambientale che cerca di dare impulso alla riattivazione economica del comune con lo slogan #AvanzaMapiripán.

Opere infrastrutturali che rafforzano il tessuto sociale

Tutti i lavori sono stati realizzati tramite un processo partecipativo: sono stati concordati con la comunità e si sono svolti incontri di integrazione sociale, dove le famiglie del territorio hanno aiutato a preparare il terreno. In questo modo i villaggi hanno lavorato assieme e il tessuto sociale si è rafforzato.

Rogelio Ayala Monroy, rappresentante legale della Cooperativa agricola di Mapiripán (Coagromapi) del Mielón, ci racconta l’impatto di questi lavori: “Ci hanno dato le risorse, i materiali e la manodopera per due canali di scolo fognari e un enorme pontone, che ha rappresentato un grande aiuto per la comunità, perché le persone della comunità non credevano nemmeno che avremmo costruito quel pontone laggiù. Gli abitanti della zona sono molto contenti”.

Mapiripán infrastruttura

Un impegno per lo sviluppo sostenibile

Per decenni e a seguito del conflitto armato che ha afflitto il territorio, la popolazione di Mapiripán si è dedicata alla coltivazione della coca, ma dopo gli accordi di pace firmati dal Governo colombiano nel 2016, Mapiripán è stato dichiarato territorio PDET (Programma di sviluppo con a Focus Territoriale) e da allora le famiglie contadine hanno cercato di recuperare la propria vocazione agricola.

Nella componente agricola del progetto, 120 famiglie contadine partecipano e vengono sostenute per piantare banane, manioca dolce, frutto della passione, canna da zucchero e palma. Oltre a 70 famiglie della comunità Sikuani piantano manioca brava.

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La comunità Sikuani, un villaggio che contribuisce alla costruzione della pace

“Mapiripán” nelle lingue ancestrali locali significa cesta di pane. Questo municipio, situato nel dipartimento di Meta, è stato attraversato per decenni dal conflitto armato colombiano. Tuttavia, oggi è un territorio ricco di opportunità, impegnato nella costruzione della pace e dotato di una grande ricchezza culturale.

Nei quattro nuclei abitativi che compongono la comunità di Caño Ovejas, grazie al progetto Avanza Mapiripán della Agencia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo (AICS), con il supporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e del Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (CISP), è iniziata la semina di 12 ettari di yuca brava. Si prevede di raggiungere una produzione di 10 tonnellate per ettaro.

Mingas per lo sviluppo

Dopo aver effettuato lo studio e la preparazione del terreno, le 364 persone della riserva si sono organizzate in giornate comunitarie, che vengono chiamate mingas, e si sono accordate per stabilire i rispettivi appezzamenti. Donne, uomini, bambini e adolescenti si sono riuniti per lavorare i campi tutti insieme.

Una parte del raccolto verrà consumata internamente, mentre l’altra parte sarà venduta. L’Associazione delle Autorità Indigene Tradizionali di Mapiripán (ASOTIMAPI), costituita con l’aiuto del progetto, sarà responsabile del processo di commercializzazione. La maggior parte del raccolto sarà destinato alla trasformazione in casabe e mañoco, alimenti base fondamentali del popolo Sikuani.

Sikuani

Questo popolo costituisce una delle 87 popolazioni indigene riconosciute in Colombia. Attualmente vive nel municipio di Mapiripan, nonostante alcune famiglie siano state sfollate tra il 1997 e il 1998. Da nomadi che attraversavano le grandi savane, le foreste e i fiumi delle pianure orientali, a causa dell’arrivo di coloni negli anni Cinquanta, furono costretti ad adottare uno stile di vita sedentario. Oggi le famiglie si dedicano principalmente alla pesca e all’agricoltura di sussistenza. I Sikuani seguono un calendario basato sull’osservazione della natura e delle stelle, che li aiuta a determinare il momento più adatto per cacciare, piantare o raccogliere la frutta. Per questo le attività svolte nell’ambito del progetto si sono realizzate nel rispetto della Madre Terra.

 

Azioni per la conservazione delle tradizioni Sikuani

Il progetto Avanza Mapiripán prevede anche di sostienere la comunità Sikuani della comunità di Caño Ovejas nella conservazione delle loro tradizioni alimentari attraverso una serie di incontri di memoria culinaria e la promozione della partecipazione ad eventi di artigianato e cucina. Allo stesso modo, la comunità viene seguita nelle proprie celebrazioni e nei propri rituali tradizionali.

Come ci spiega Manuel Rodríguez, presidente della comunità Sikuani di Caño Ovejas, che da 75 anni assiste ai cambiamenti sociali e alla lotta della sua comunità per il diritto ancestrale al territorio: “Per noi la terra è la nostra madre, è colei che ci dà il cibo, ma non solo. Per questo ce ne prendiamo cura e la difendiamo”.

Sikuani

Il progetto PAZ Colombia promuove la diffusione di conoscenze per il miglioramento della produzione agricola

Il 29 e il 30 giugno 2022 i tecnici del Centro Agrotecnico del Cauca hanno tenuto due giornate di formazione, che hanno visto la partecipazione di 30 agricoltori appartenenti alla Cooperativa Agropecuaria De Usuarios Campesinos De Patia, nel sud del Dipartimento di Cauca. Il Dipartimento è caratterizzato da una forte vocazione agricola, che però negli anni non ha potuto esprimere tutto il suo potenziale a causa del conflitto armato.  

In questo contesto, nel 2019, è stato avviato il progetto PAZ Colombia, sorto in risposta alla necessità di mitigare l’impatto del cambiamento climatico e promuovere uno sviluppo rurale sostenibile e inclusivo, oltre a rafforzare lo Stato di diritto, il reinserimento e il passaggio alla democrazia da parte dei gruppi armati illegali. Il progetto, implementato dall’Istituto Italo – Latino Americano (IILA) e dal Servicio Nacional de Aprendizaje (SENA) con l’appoggio di AICS, si focalizza su un incisivo programma di formazione basato sul trasferimento tecnologico e sui sistemi innovativi nella produzione e commercializzazione di alcuni prodotti tipici della tradizione agricola colombiana, quali il caffè, gli ortaggi e la frutta processata. Allo stesso tempo, PAZ Colombia mira a proporre un’offerta di turismo ecologico in ambito rurale che tenga in considerazione l’evoluzione più recente del mercato turistico internazionale. 

Il servizio di extensión rural, che prevede la diffusione di tecniche e conoscenze innovative per il miglioramento della produzione agricola e della qualità della vita delle famiglie contadine delle aree rurali, è uno dei perni su cui si basa il progetto. L’inserimento all’interno del mondo della grande distribuzione richiede un lavoro di innovazione sia dal lato della produzione sia da quello della presentazione finale del prodotto. Ragion per cui, è importante formare tecnici, piccoli produttori e giovani vittime della violenza sull’utilizzo di macchine agricole moderne e adatte ad una produzione professionale e standardizzata di ortaggi base destinati al mercato di largo consumo, che costituiscono oggi una domanda crescente e con sbocchi nei mercati esteri.  

Noel Angulo, agricoltore appartenente alla Cooperativa Agropecuaria De Usuarios Campesinos De Patia, commenta così gli insegnamenti ricevuti: “la formazione ci permette di acquisire conoscenze che ci consentono di mettere in pratica processi tecnologici finalizzati a migliorare la produzione e la conservazione della terra”. 

Con l’assistenza tecnica degli istruttori che si sono formati nell’ambito del progetto, i 30 agricoltori coinvolti stanno ora procedendo alla preparazione del terreno e alla semina di colture da reddito quali anguria, melone, maracuja y papaya, grazie ai macchinari agricoli messi a disposizione da PAZ Colombia, che si impegna a seguire le successive fasi in modo da garantire il buon esito del progetto produttivo. 

Come avanza l’esecuzione del Capitolo Etnico degli Accordi di Pace in Colombia?

Al termine di un lungo processo di richiesta da parte delle comunità etniche di far sentire la propria voce e valere i propri diritti nell’ambito della costruzione della pace in Colombia, le organizzazioni indigene e afro-colombiane – rappresentate dalla Commissione Etnica per la Pace e la Difesa dei Diritti Territoriali – hanno potuto partecipare ai tavoli di negoziazione di pace a L’Avana per negoziare l’ultimo punto dell’Accordo Finale per una Pace Stabile e Durevole.

In quell’occasione, è stata quindi accordata l’integrazione dell’approccio etnico e la creazione giuridica dell’Istanza Speciale di Alto Livello con le Popolazioni Etniche (IEANPE), istituita per garantire l’attuazione del capitolo etnico, ed elaborato il percorso di monitoraggio al Piano Quadro di Esecuzione che comprende 37 obiettivi e 98 indicatori sul tema etnico.

Tuttavia, sinora non è stato registrato un avanzamento significativo nell’esecuzione del capitolo etnico e, al contrario, si nota regressività nei diritti delle comunità etniche e afro-colombiane, specialmente nei municipi PDET (Programmi di Sviluppo con Approccio Territoriale), dove il 51% di questi territori sono abitati da indigeni e l’81% da comunità afro-colombiane, secondo la Comunità Akubadaura – organizzazione che esegue il monitoraggio della realizzazione del capitolo etnico degli Accordi di Pace.

Dalla firma dell’Accordo nel 2016, circa 200 indigeni sono stati assassinati. In data 5 giugno 2020 si registravano 706 casi di contagio di COVID19, dei quali 25 sono deceduti per mancanza di assistenza opportuna e di consegna di elementi di bio-sicurezza, secondo quanto riportato da organizzazioni indigene. Dati del Governo colombiano mostrano che la “povertà multidimensionale delle popolazioni indigene è 2,5 volte più alta del totale nazionale e quella delle popolazioni e comunità afro-discendenti 1,5 volte più alta. Per entrambe le popolazioni gli svantaggi maggiori si registrano in materia di educazione, salute e accesso a servizi di prima infanzia, alloggi, acquedotti e rete fognaria”, secondo il Rapporto sulla Giustizia Redistributiva e i Popoli Etnici della Comunità di Giuristi Akubadaura.

Nello stesso documento si segnala che tra il 2010 e il 2019 “il Governo nazionale ha sottoscritto 1.582 accordi con le popolazioni indigene nell’ambito del Tavolo Permanente di Concertazione, molti dei quali fanno parte di politiche pubbliche che hanno una percentuale di esecuzione in media del 3,9%, evidenziando un’inosservanza sistematica di alcuni degli accordi promossi dall’Esecutivo stesso.

La Comunità Akubadaura ha identificato difficoltà e proposte per l’attuazione del Capitolo Etnico degli Accordi di Pace in 3 aree principali: partecipazione orizzontale ed effettiva nell’esecuzione degli accordi, per ovviare alla mancanza di consultazione con la popolazione indigena nella formulazione di progetti di legge e politiche pubbliche; un budget con approccio etnico per la pace, considerando la riduzione del 17% delle risorse destinate alla dotazione di terre sofferta dalle popolazioni indigene tra il 2015 e il 2018 e le risorse limitate (0,05%) del Budget Generale della Nazione con approccio differenziale; e la promozione di una politica di non stigmatizzazione e sicurezza per i leader indigeni e afro-discendenti e le loro comunità, per combattere gli omicidi di leader che conducono processi di difesa e protezione territoriale e dei promotori della sostituzione delle coltivazioni illecite.

Per maggiori informazioni consulta il report della Comunità Akubadaura: http://akubadaura.org/colombia-nacion-multietnica-y-pluricultural-que-ignora-el-enfoque-etnico/

Lancio del progetto “Mapiripán, territorio di pace e sviluppo sostenibile”

Lo scorso 14 agosto si è svolto l’evento virtuale di lancio del progetto “Mapiripán, territorio di pace e sviluppo sostenibile” finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) per un importo di 2.4 milioni di euro (8.846 milioni di pesos colombiani), eseguito dall’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) in coordinamento con l’Agenzia per il Rinnovamento del Territorio colombiana (ART). Il progetto mira alla riattivazione economica e l’integrazione sociale del Municipio PDET di Mapiripán (Meta), beneficiando direttamente 1.500 persone – con un impatto indiretto su tutta la regione – tra cui membri delle comunità indigene Sikuani e Jiw, vittime ed ex-combattenti delle FARC, attraverso l’avvio di sistemi di produzione sostenibili, generando reddito per le famiglie contadine.

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All’evento hanno partecipato il Consigliere Presidenziale per la Stabilizzazione e il Consolidamento, Emilio Archila; il Direttore della ART, Juan Carlos Zambrano; l’Ambasciatore d’Italia in Colombia, Gherardo Amaduzzi; l’Ambasciatrice della Colombia in Italia, Gloria Isabel Ramírez; il Rappresentante FAO Colombia, Alan Jorge Bojanic; il Direttore Poligrow, Carlo Vigna; il Segretario del Ministero dell’Agricoltura del Meta, Julio Romero; e la Sindaca incaricata di Mapiripán, María Consuelo Morano.

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L’Ambasciatore Gherardo Amaduzzi ha risaltato la grande opportunità offerta al paese di coniugare riconciliazione e sviluppo rurale in uno dei municipi più colpiti dalla violenza, attraverso un progetto che potrà rappresentare un modello replicabile di intervento territoriale articolato ed integrato, in cui il settore privato, quello pubblico e la società civile potranno ridisegnare un modello produttivo di sviluppo più partecipativo e sostenibile.

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