Sfide e percorsi di vita: la storia di Mabel, sarta boliviana

di Martina Palazzo

©Fondazione don Carlo Gnocchi e Asociación Tukuy Pacha

Mabel ha 30 anni e da sempre vive a Punata, cittá andina della Bolivia, insieme alla sua famiglia di sarti. Ago e filo hanno caratterizzato la sua vita fin da subito. Nel laboratorio dei genitori ha trascorso molte giornate della sua infanzia e adolescenza, ereditando l’arte del taglio e cucito. Cosí da pezzi di stoffa confezionava abiti per i clienti abituali, ma senza troppa gloria, perché il tanto lavoro era riconosciuto con una misera ricompensa economica. Le ore trascorse sulla macchina da cucire, china e in totale silenzio, non erano gratificanti per lei, ragazza sorda, che ormai non sperava piú in un futuro in totale autonomia economica.

Disillusa, si lanció cosí nel mondo della gastronomia, non per uno spiccato interesse verso la cucina, ma piuttosto per spirito di emulazione e senso di appartenenza. Molte persone con la sua stessa disabilitá si erano iscritte ad un corso tecnico in quel settore, convinte che tra i fornelli la sorditá non potesse impedire un percorso lavorativo di crescita e autonomizzazione.

Mabel pensava di aver scelto la sua professione intorno alla quale costruire una carriera. Tutto cambió durante un incontro di orientamento professionale organizzato nell’ambito del progetto INCREDIBILI, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) ed implementato dalla Fondazione Don Carlo Gnocchi nella regione di Cochamba. Un incontro in cui Mabel, con uno sguardo a metá tra passato e futuro, ha rivalorizzato l’esperienza lavorativa con i suoi genitori, ha dato un nuovo significato alle sue competenze sartoriali e ha iniziato a pensare ad un nuovo progetto di vita. “In quel momento ho capito che il mio sogno era aprire la mia sartoria”, ha confessato Mabel. “Avevo la motivazione e la determinazione giuste. Mi serviva acquistare gli strumenti del mestiere per iniziare a renderlo realtá.”

Il sogno inizió a prendere forma: due nuove macchine da cucire comprate grazie al fondo per le attivitá micro-imprenditoriali di INCREDIBILI e un businness plan definito grazie all’accompagnamento tecnico dello staff di progetto. All’inizio, alle dipendenze di terzi, é stata dura, perché molti datori di lavoro sovrapponevano la sua disabilitá alla sua competenza. Ma a nuove sfide corrispondono sempre nuovi percorsi per chi come lei insegue un obiettivo ben preciso. Cosí, aiutata dal progetto, ha trovato una sartoria piú inclusiva dove imparare, crescere e sentirsi accettata.

Mabel stava bene, confezionava nuovi modelli di abiti con tecniche piú raffinate, si esprimeva nella lingua dei segni che i colleghi stavano imparando per poter comunicare con lei. Eppure voleva uno spazio tutto suo dove creare e insegnare. Con la stessa determinazione maturata dopo l’incontro fatidico, all’inizio di quest’anno, ha comprato un’altra macchina da cucire con i suoi risparmi e ha aperto la sua piccola sartoria. Per ora ha solo un’aiutante, un’amica con disabilita uditiva, che lei stessa ha formato. “Ora desidero che la mia sartoria diventi uno spazio con tante macchine allineate dove persone disabili possano avere un’opportunitá di crescita professionale e dimostrare il proprio talento”, ha concluso Mabel.

Ogni giorno della vita di Mabel é un passo verso la realizzazione di quel desiderio. Perché la disabilitá non é un freno ai sogni.

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Il progetto INCREDIBILI: INClusione e REsilienza delle persone con DIsaBILItà è un’iniziativa finanziata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) con un contributo di quasi 1,3 milioni di euro a dono. L’intervento, avviato nel 2022 e con chiusura prevista nel 2025, é implementato nella regione di Cochabamba, in Bolivia.

Realizzato dalla Fondazione Don Carlo Gnocchi in partenariato con Progettomondo, il progetto ha l’obiettivo di migliorare l’accesso all’educazione, allo sviluppo di competenze e alle opportunità di sostentamento per le persone con disabilità e le loro famiglie, contribuendo così a favorire l’inclusione e la resilienza nella comunità locale.

Karol, giovane donna colombiana, e la sua voglia di ridefinire il destino del suo territorio

di Martina Palazzo

Crescere nel Putumayo, dipartimento nel sud della Colombia, significa vivere in una terra di contrasti dove la ricchezza della natura convive con le ferite di un conflitto lungo decenni. Immerso nel cuore della foresta amazzonica colombiana, questo territorio é scenario perfetto per la convivenza di una vasta gamma di specie animali e vegetali, di comunitá indigene e afrodiscendenti, ma anche uno dei più segnati dalla presenza di gruppi armati e dal narcotraffico.

Qui é nata e cresciuta Karol Dayan, oggi ventenne, che sin da bambina ha percepito la coltivazione di coca come un’attivitá produttiva permeante ogni aspetto della vita della sua comunitá. Infatti, per decenni, queste aeree sono rimaste fuori dal controllo dello Stato e in ostaggio delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC). Karol é stata testimone di un conflitto lungo e violento, alimentato dal narcotraffico.

“Ricordo che quando ero bambina i miei genitori e i miei vicini lavoravano nei campi di coca, imprigionati in un’economia che non solo contemplava il denaro, ma anche narcotraffico, violenzia, bande criminali e il terrore costante di dover abbandonare le proprie case”, ci racconta Karol. All’epoca le era chiaro che sottrarsi a questa catena viziosa poteva costare la vita.

Oggi, il Putumayo porta ancora i segni di questa storia, ma è anche un territorio di trasformazione in cui le violenze si alternano ad iniziative virtuose dei suoi abitanti. Ne é la prova il calo di coltivazioni registrate nel 2024 rispetto all’anno precedente, anno in cui un aumento clamoroso del 70% l’ha sancito come uno dei principali produttori del Paese.

Nuovi progetti stanno cercando di offrire alternative economiche alla comunitá, dando loro un respiro, una pista per il riscatto e ricucire cosí il tessuto sociale troppo a lungo vittima di un destino controllato dalla criminalitá.

Karol é una di quelle persone che ha deciso che la coca non avrebbe definito il suo percorso di vita. Insieme ad altre tre giovani donne ha fondato l’Associazione Visione Ecologica e Ambientale Primavera (VEA PRIMAVERA), una delle 600 iniziative imprenditoriali supportate dal progetto “Gioventú rurale in movimento”, finanziato e coordinato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo con l’obiettivo di promuovere l’imprenditorialitá tra i giovani rurali.

VEA PRIMAVERA si dedica al riciclo di carta e l’utilizzo di fibre naturali derivanti da scarti agricoli per confezionare agende, quaderni e etichette per marchi di moda. Dai colori sgargianti, questi prodotti usano tinte naturali estratte dall’achiote, un frutto tipico dell’Amazzonia, a sostegno di un marketing territoriale piú fedele alle sue ricchezze naturali che alla tragica storia. La produzione artigianale si accompagna ad attivitá educative nelle scuole. Attraverso i laboratori,  bambini e adolescenti imparano tecniche di riciclaggio e trasformazione della carta, ma soprattutto costruiscono un nuovo senso di responsabilitá ecologica e sociale.

“VEA PRIMAVERA non é solo un’associazione. VEA PRIMAVERA é un’opportunitá per ridefinire le nostre vite e per dimostrare che anche nel Putumayo é possibile concepire un modello di sviluppo socio-economico sostenibile e basato sulla conservazione dell’ambiente”, ci spiega Karol. L’impatto sulla comunitá é innegabile: genera occupazione, promuove una nuova filiera produttiva, coscientizza sulla cura del pianeta.

Karol é una giovane che ha visto da vicino il peso del conflitto, ha intravisto il motore del cambiamento, ha imparato a muoversi tra le complessità del suo territorio e ha scelto, a suo modo, di contribuire alla pace. Grazie alla sua associazione ha generato nuove speranze e nuove opportunitá lavorative per giovani che sarebbero finiti nelle trame del narcotraffico. Karol e le sue colleghe hanno avuto coraggio nell’immaginare e costruire un futuro diverso nel Putumayo.

“Gioventú rurale in movimento” é un progetto finanziato e coordinato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Dal valore di 3 milioni di euro, ha come obiettivo di contribuire all’attuazione della politica nazionale di imprenditorialità e impiego sostenibile per i giovani rurali, attraverso un accesso equo per i giovani, uomini e donne, di differenti etnie e contesti della Colombia rurale.

Amazonía+: progressi e prospettive nella lotta contro la deforestazione, il degrado forestale e la prevenzione degli incendi boschivi

L’11 e il 12 febbraio 2025 si è svolto presso la sede dell’Organizzazione del Trattato di Cooperazione Amazzonica (OTCA) a Brasilia il secondo Comitato Strategico di AMAZONÍA+, un programma finanziato dall’Unione Europea e implementato negli otto Paesi amazzonici dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), in qualità di capofila, insieme a Expertise France e alla Fondazione Internazionale e Iberoamericana di Amministrazione e Politiche Pubbliche (FIIAPP). L’evento ha riunito delegati dei Paesi amazzonici, rappresentanti dell’OTCA, della Rete delle Organizzazioni Indigene del Bacino Amazzonico (Coordinadora de las Organizaciones Indígenas de la Cuenca Amazónica – COICA), della Direzione generale per le partnership internazionali della Commissione Europea (INTPA) e del Centro Comune di Ricerca dell’Unione Europea (Joint Research Centre – JRC), nonché i direttori regionali delle tre agenzie attuatrici.

Nel corso dei due giorni di lavori sono stati presentati i principali risultati raggiunti nel 2024 a livello regionale ed è stato condiviso il piano operativo per il 2025, raccogliendo feedback e raccomandazioni dai partecipanti.

Il 2024 è stato un anno impegnativo, segnato da incendi devastanti in Brasile, Bolivia, Perù, Ecuador e Colombia, che hanno nuovamente evidenziato l’urgenza di intensificare gli sforzi in materia di prevenzione, formazione ed educazione. AMAZONÍA+ ha conseguito importanti risultati che dimostrano l’impegno e la cooperazione di tutti gli attori coinvolti nella protezione della biodiversità della più grande foresta tropicale al mondo. Uno dei risultati più significativi è stato il rafforzamento delle reti strategiche a livello regionale, come la RAMIF (Rete Amazzonica per la Gestione Integrata del Fuoco) e la RAFO (Rete delle Autorità Forestali), in stretta collaborazione con l’OTCA. Il potenziamento delle capacità, considerato un pilastro fondamentale, ha coinvolto oltre 150 partecipanti dai Paesi amazzonici attraverso sei corsi di formazione per brigadisti specializzati nella gestione integrata del fuoco (BREMIF). Inoltre, sono stati organizzati un corso regionale sulla formazione per il monitoraggio satellitare degli incendi boschivi e formazioni transfrontaliere di successo tra Ecuador, Perù e Colombia, promuovendo la cooperazione e lo scambio di conoscenze tra Paesi vicini.

Sempre nel 2024, l’Osservatorio Regionale Amazzonico (ORA) dell’OTCA ha sviluppato due applicazioni che consentono la caratterizzazione dei vigili del fuoco in Amazzonia e la registrazione degli incendi. A livello di know-how, sono stati realizzati studi chiave per la regione, generando informazioni preziose per il processo decisionale. Tra questi, il secondo rapporto regionale sulle foreste amazzoniche, che sarà presentato alla COP30 di Belém, il rapporto regionale sulle certificazioni e qualifiche delle brigate forestali in Amazzonia, lo studio sulla migrazione transfrontaliera della deforestazione e il rapporto regionale sull’aggiornamento delle aree protette nei Paesi amazzonici. Infine, è stata fornita assistenza tecnica per il rafforzamento dei quadri normativi a livello nazionale e locale.

Per il 2025, il programma continuerà a rafforzare le capacità tecniche e normative dei Paesi amazzonici a livello regionale, nazionale e locale, garantendo un approccio integrato nella lotta contro la deforestazione e il degrado forestale.

Il programma AMAZONÍA+

Lanciato nel luglio 2023, AMAZONÍA+ è un programma regionale che coinvolge gli otto Paesi amazzonici: Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela. Il suo obiettivo principale è sostenere questi Paesi nella lotta contro la deforestazione e il degrado forestale, con un focus specifico sugli incendi boschivi e sulla governance, coinvolgendo le popolazioni indigene e le comunità locali.
Gli incontri annuali del Comitato Strategico rappresentano spazi di dialogo e coordinamento tra i Paesi e le organizzazioni partner, consentendo un allineamento tra le esigenze locali e le azioni del programma. A livello nazionale e locale, i piani di lavoro vengono definiti in collaborazione con i Paesi partner e attraverso bandi di finanziamento.

Alicia Zhingre: una donna di scienza che diventa fonte di ispirazione

©FIEDS

di Martina Palazzo

Loja, sud dell’Ecuador. Qui, quasi 36 anni fa, è nata Alicia Esperanza Zhingre Suárez, una donna che oggi ha conquistato rispetto e ammirazione nel mondo scientifico. La sua è la storia di chi, con passione e dedizione, ha dimostrato che le ambizioni non conoscono limiti e che le origini non definiscono il futuro.

Fin da giovane, Alicia ha combinato studio e lavoro, con l’obiettivo di spostare sempre piú in alto l’asticella del sapere e del saper fare. Oggi possiede un dottorato in Scienze della Salute, insegna nella facoltá di Medicina e in programmi di Laboratorio Clinico, e guida ricerche nel campo della Biotecnologia Molecolare. Titolo dopo titolo, pubblicazione dopo pubblicazione, il suo vero lascito è il modello di donna di scienza che sta costruendo e condividendo con gli altri.

“Non sono stata io a scegliere la scienza; è stata la scienza a scegliere me”, racconta Alicia. La sua motivazione è sempre stata chiara: migliorare la qualità della vita delle persone attraverso la ricerca e l’educazione. “Fin da giovane ho capito che attraverso la scienza potevo fare una differenza significativa per il benessere sociale.”

Uno dei momenti più significativi della sua carriera è stato durante la pandemia di COVID-19. Nel pieno della crisi, e nonostante il dolore per la perdita del figlio e della sorella a causa del cancro, Alicia ha guidato il progetto di diagnostica del SARS-CoV-2 nelle province di Azuay e Loja, un progetto finanziato dal Fondo Italo-Ecuadoriano per lo Sviluppo Sostenibile (FIEDS) e coordinato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). “Anche se la mia salute mentale non era al meglio, ho sentito che Dio mi aveva messo nel posto giusto, facendomi vivere una delle esperienze più trasformative della mia vita,” racconta Alicia. Il suo lavoro e quello del suo team non solo ha permesso di individuare migliaia di casi, ma ha anche gettato le basi per un approccio integrato alla salute femminile.

“La salute delle donne è stata storicamente sottovalutata e considerata un diritto limitato. Per questo, lottare per il loro benessere è una delle mie più grandi motivazioni,” afferma con determinazione. Continua poi a parlare di figure come Marie Curie, che hanno combattuto per vedere riconosciuto il proprio talento e ottenere pari opportunità nel campo scientifico e accademico. La fisica e chimica polacca è un esempio di coraggio che ispira Alicia, così come le nuove generazioni di donne, a perseguire le proprie ambizioni professionali.

Alicia ha anche dovuto affrontare episodi di discriminazione per il semplice fatto di essere una donna in un mondo storicamente dominato dagli uomini, quello scientifico. Dalla sottovalutazione e delegittimazione del suo lavoro fino alle molestie sessuali, le è capitato di essere interrotta o ignorata durante riunioni e dibattiti, di vedere minimizzati i suoi sforzi e risultati, e di subire commenti, gesti e comportamenti indesiderati di natura sessuale. Tuttavia, ha trasformato queste esperienze in opportunità per dimostrare la propria capacità e leadership. Oggi è una figura chiave nel suo campo e un esempio vivente che le donne possono e devono essere leader anche nella scienza.

Alicia è la prova di come la conoscenza possa essere il motore per l’emancipazione e la giustizia sociale. Il suo percorso continua a essere ricco di progetti, ricerche e attività di mentoring nel suo Paese. Perché per lei, la vera scienza non si trova solo nei laboratori, ma vive in ogni giovane che ha il coraggio e la forza di costruire e realizzare i propri sogni..

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Nell’ambito del programma di Conversione del Debito, il progetto “Potenziamento delle attrezzature dei laboratori dell’Università Nazionale di Loja e dell’Università Cattolica di Cuenca per migliorare la capacità di test del SARS-CoV-2” è una delle iniziative approvate nel 2020 dal Comitato Direttivo del FIEDS, composto dal Ministero degli Affari Esteri dell’Ecuador e dall’Ambasciata d’Italia, in risposta alla crisi sanitaria causata dal COVID-19.

Con un budget di 750.000 USD, il progetto ha dotato entrambe le università di attrezzature e materiali per la realizzazione di diagnosi di SARS-CoV-2 mediante test PCR, destinati alle popolazioni vulnerabili delle province vicine a ciascuna università. Grazie a questa iniziativa, sono stati rilevati oltre 39.000 casi nelle comunità del centro e sud del Paese.
Il progetto è stato concordato con il Ministero della Salute Pubblica dell’Ecuador e coordinato dall’AICS.

Italia e Colombia: un nuovo progetto di cooperazione per la valorizzazione del patrimonio culturale e la promozione del turismo sostenibile a Cartagena

©Comune di Cartagena

Grazie a un contributo a dono di 3 milioni di euro del Governo italiano attraverso l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), Cartagena si prepara a valorizzare il suo patrimonio storico, promuovere un modello di turismo sostenibile e inclusivo e rafforzare l’economia locale. L’Ambasciatore d’Italia in Colombia, Giancarlo Maria Curcio, ne ha dato l’annuncio ufficiale venerdì 10 gennaio dal Palazzo della Dogana di Cartagena, insieme al sindaco Dumek Turbay e al Direttore di AICS Bogotá, Mario Beccia.

Il progetto, approvato lo scorso dicembre, prevede una serie di interventi di restauro e protezione dei principali luoghi del centro storico della città, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO 40 anni fa. In particolare, sarà restaurata la Cattedrale di Santa Caterina d’Alessandria e valorizzata la muraglia (costruita dall’ingegnere italiano Gian Battista Antonelli nel XVII secolo) attraverso passerelle e nuove infrastrutture che rispetteranno il design storico e faciliteranno il passaggio per residenti e turisti.

Il rafforzamento del settore turistico e dell’economia locale rappresenta un altro pilastro del progetto. In totale, 74 venditori tradizionali saranno formati e dotati di nuove postazioni di lavoro. Inoltre, 3.600 operatori turistici, tra cui artigiani, giovani e donne, riceveranno formazione specializzata in gestione urbana, patrimonio culturale e turismo sostenibile, in collaborazione con il Politecnico di Torino. Queste azioni mirano a dignificare il lavoro informale, da cui dipende il 60% della popolazione lavorativa, e a promuovere uno sviluppo più equo e inclusivo.

“L’Italia vuole così rafforzare il proprio impegno in Colombia e, in particolare, a Cartagena, dando nuova vita alle sue iconiche opere architettoniche e puntando sul turismo sostenibile e comunitario”, ha sottolineato l’Ambasciatore Curcio.

Questo progetto rappresenta l’investimento più significativo da parte di un donatore internazionale per preservare il patrimonio culturale di Cartagena. “Siamo molto lieti di poter contare su questo importante sostegno dell’Italia per conservare in maniera integrale il patrimonio architettonico e culturale di Cartagena, a beneficio della comunità locale in termini socioeconomici e per garantire la conservazione a lungo termine delle risorse storiche e culturali. Il nostro turismo, oltre ad essere sostenibile, deve diventare un motore di inclusione socioeconomica per le comunità più vulnerabili”, ha dichiarato Dumek Turbay.

Con questo progetto, l’Italia e AICS riaffermano il loro impegno nel promuovere un modello di sviluppo che coniuga sostenibilità, inclusione e valorizzazione del patrimonio culturale in Colombia.

NUOVE TRAME DI VITA IN COLOMBIA: la storia di coraggio e resistenza di Fatima

 

©COSPE

di Martina Palazzo

“Tessere le trame della vita che gli altri distruggono” é l’obiettivo di tutta un’esistenza di Fatima Muriel, nata e cresciuta nel Putumayo, uno dei dipartimenti piú colpiti dal conflitto armato in Colombia. Ottava di dodici fratelli e figlia di una madre indigena e di un padre bianco, ha ereditato il rispetto e l’ammirazione per la diversitá, la voglia di lottare per i diritti della sua comunità e la speranza per un mondo migliore.

Fatima oggi é una donna 74enne che vive di resistenza. Per oltre 40 anni, ha esercitato la sua professione d’insegnante in diverse scuole del Putumayo, spesso in zone remote dove i bambini venivano reclutati e addestrati dai combattenti delle FARC e dai paramilitari per essere i cattivi delle fiabe che un tempo leggevano; le donne perdevano il controllo del loro corpo troppe volte violato; i contadini sparivano misteriosamente dai loro campi.

Fatima ha visto, ma ha continuato ad educare le nuove generazioni perché soccombere alla paura avrebbe solo nutrito odio e violenza. Fatima non si é fermata neanche dopo la morte di due dei suoi fratelli, il sequestro del marito e la fuga forzata dal suo territorio.

Fatima ha creduto nel cambiamento, nella forza dell’unione e nella caparbietá femminile quando nel 2005 ha fondato “Allianza delle donne tessitrici di vita”. Un nome che giá racconta molto sulla missione di quella che oggi é un’associazione che riunisce piú di 65 organizzazioni e 3000 donne del Putumayo.  Si tratta di contadine, indigene e afrodiscendenti, che lavorano per costruire una societá senza violenze di genere e senza sfruttamento delle risorse naturali. La loro é una lotta su tre fronti: difendere i diritti delle donne, promuovere una partecipazione equa e inclusiva alla vita politica e contribuire allo sviluppo economico e rurale.

Proprio in una nuova prospettiva che riequilibra il rapporto tra comunitá umana e territorio, queste donne hanno dato vita all’iniziativa “Guardiane dell’acqua”, sotto la leadership di Fatima. L’acqua, come elemento naturale essenziale alla vita, rappresenta la risorsa da difendere per resistere all’occupazione di multinazionali petrolifere e minerarie. In un Paese dove ancora si muore per difendere il patrimonio naturale, le Guardiane si uniscono per ridurre i danni ambientali prodotti dallo sfruttamento irresponsabile. Grazie al loro lavoro, nel 2017, il dipartimento di Putumayo si é dotato di una politica pubblica per le donne e di genere.

Il lavoro di Fatima costruisce nuove trame, ma ha anche ricostruito i ricordi di donne vittime del conflitto armato. Si chiamano “Murales della Veritá” e sono opere d’arte che rendono omaggio a chi ha difeso i proprio diritti rischiando la vita. Il piú grande a Puerto Asís, é composto da oltre 80.000 tappi riciclati e raffigura i volti delle donne, un tempo vittime, ora simbolo di potere e di resistenza.

Da sempre Fatima tesse le trame di un cammino verso la pace. Incoraggiata dall’entusiasmo e la convinzione delle sue compagne di lotta, questa donna non ha paura di sperare e far sperare. Perché credere nell’umanità ha ancora un senso, perché coabitare pacificamente puó essere realtà anche in Colombia.

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L’associazione “Allianza di donne tessitrici di vita” é partner del progetto “CoLoRes – Comunità Locali Resilienti. Le donne e i giovani costruiscono economie sostenibili e solidali a sostegno del processo di pace in Colombia”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Con un finanziamento di 2M €, il progetto é implementato dal consorzio di OSC italiane Coopermondo-COSPE con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle comunità locali, afro, indigene e contadine dell’Amazzonia Colombiana (Dipartimento di Putumayo), e di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e della pandemia COVID-19, in un’ottica di sostegno al processo di pace, salvaguardia della biodiversità ed equità di genere.

COP16: La Cooperazione Italiana celebra 25 anni del “Programma Amazonia senza Fuoco” per la prevenzione degli incendi forestali nella regione amazzonica

In occasione della COP16, il “Programma Amazonia senza Fuoco” (PASF) celebra 25 anni di cooperazione internazionale tra Italia e Brasile, Ecuador e Bolivia per la prevenzione degli incendi forestali nella regione amazzonica.

L’evento, organizzato in collaborazione con CAF – Banco di Sviluppo dell’America Latina e dei Caraibi, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), il Fondo Italo-Ecuadoriano per lo Sviluppo Sostenibile (FIEDS), e i Ministeri dell’Ambiente dei paesi partner, ha l’obiettivo di evidenziare i risultati raggiunti in tre decenni di lavoro per la conservazione e protezione della biodiversità amazzonica.

Dal 1999, il PASF ha promosso una gestione integrale del fuoco in Brasile, Bolivia ed Ecuador, paesi pionieri nell’adozione di strategie di prevenzione degli incendi. Con il sostegno della Cooperazione Italiana, il programma ha contribuito in modo significativo alla riduzione degli incendi nelle aree di intervento, migliorando le capacità locali nella gestione dei rischi e sensibilizzando le comunità locali.

“Le immagini e i dati che in queste ultime settimane circolano nei media di tutto il mondo testimoniano che l’Amazzonia sta bruciando. Programmi di cooperazione come il PASF, che pongono al centro la prevenzione degli incendi forestali, sono fondamentali e vanno sostenuti e promossi anche in futuro”, ha commentato Mario Beccia, Direttore di AICS Bogotá.

La Cooperazione Italiana è orgogliosa di aver contribuito alla riduzione dei focolai nelle aree di intervento fino al 75% in Brasile, al 96% in Bolivia e all’85% in Ecuador.L’evento è stato un’occasione per riflettere sulle sfide ancora presenti nella lotta contro gli incendi forestali, aggravate dai cambiamenti climatici e dalla crescente pressione sulle risorse naturali. È stata sottolineata l’importanza di avere personale qualificato, conoscenze e strumenti di intervento, strategie di prevenzione a livello locale, nazionale e regionale, e infine l’importanza di continuare a lavorare con una visione regionale in totale singergia tra i paesi del bacino amazzonico con l’obiettivo di proteggere uno degli ecosistemi più preziosi del pianeta.

L’AICS conclude con successo la sua partecipazione alla COP16 di Cali

Si è conclusa la partecipazione dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) alla sedicesima Conferenza delle Parti (COP16) della Convenzione sulla Biodiversità, tenutasi a Cali, Colombia, dal 21 ottobre al 1° novembre 2024. L’evento, organizzato con il tema “In pace con la natura“, ha offerto uno spazio di confronto unico sulla conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità, in un contesto globale sempre più impegnato a fronteggiare la scarsità delle risorse naturali e i cambiamenti climatici.

Presso la zona verde della conferenza, aperta al pubblico nel cuore di Cali, AICS ha accolto visitatori e sostenuto attivamente il dialogo sullo sviluppo sostenibile e la protezione ambientale. Lo stand dell’Agenzia ha ospitato incontri quotidiani le istituzioni e la societá civile, incluse le ONG italiane –CESVI, CISP, COOPI, Coopermondo, COSPE e Oikos – impegnate in Colombia e nella regione sudamericana.

Un punto di particolare interesse è stata la “Fiera di Green Business”, svoltasi dal 27 al 29 ottobre. AICS ha facilitato la partecipazione di 17 produttori agro-ecologici e 30 iniziative imprenditoriali ecosostenibili, molte delle quali supportate nell’ambito del programma DRET II, implementato in collaborazione con l’Unione Europea e la FAO. Questo evento ha messo in luce le pratiche virtuose e innovative per lo sviluppo sostenibile, promuovendo un’economia rispettosa dell’ambiente.

L’agenda eventi ha previsto piú di 15 appuntamenti rivolti ad un pubblico eterogeneo per etá, interessi e occupazione, con l’obiettivo di stimolare il dialogo sullo sviluppo sostenibile e i meccanismi di cooperazione internazionale

Tra gli eventi, uno dei più rilevanti è stata la celebrazione dei 25 anni del “Programma Amazzonia senza Fuoco” (PASF), un esempio concreto di cooperazione internazionale per la prevenzione degli incendi e la gestione sostenibile del territorio, nato nel 1999 dalla collaborazione tra Italia e Brasile e poi esteso a Bolivia ed Ecuador.

L’AICS ha inoltre ribadito il suo impegno verso interventi che rafforzano il legame tra la protezione ambientale e lo sviluppo socio-economico delle comunità locali, in un’ottica di pace e sostenibilità globale. L’evento dedicato a questa tematica, tenutosi il 28 ottobre, ha visto la partecipazione di importanti figure istituzionali, tra cui il Sottosegretario Barbaro e l’Ambasciatore d’Italia in Colombia, Giancarlo Maria Curcio.

Infine, il 31 ottobre, la Presentazione del Manifesto della Gioventù Rurale ha rappresentato un momento di grande coinvolgimento e partecipazione. Frutto del lavoro di oltre 170 giovani riunitisi ad agosto a Nuquí, il Manifesto é stato firmato dalla Presidente della COP16, la Ministra María Susana Muhamad. Il documento  riafferma l’importanza della voce delle nuove generazioni nei processi decisionali legati alla crisi climatica e alla conservazione delle risorse naturali.

Visita in Colombia del Direttore Rusconi: una cooperazione innovativa in una Paese dalle molte sfide

 

Dal 10 al 13 ottobre 2024, il Direttore Generale dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), Marco Rusconi, ha effettuato una visita ufficiale in Colombia insieme al Consigliere giuridico del Ministro Tajani per la diplomazia economica e dello sviluppo, Marco Rago. La missione, caratterizzata da incontri con le istituzioni, i partner e i beneficiari dei progetti della Cooperazione italiana, ha messo in evidenza l’impegno dell’Agenzia nel promuovere lo sviluppo sostenibile e l’inclusione sociale nel Paese.

A Bogotá Rusconi ha presenziato al lancio del progetto “Agrocadenas”, un’iniziativa da 10 milioni di euro volta a migliorare la competitività del settore agricolo colombiano. Attraverso il rafforzamento delle filiere produttive di caffè, cacao, avocado e frutta tropicale, il progetto punta a favorire il trasferimento di tecnologie innovative e a costruire solide alleanze pubblico-private tra Italia e Colombia. Si tratta di un passo significativo verso lo sviluppo agricolo sostenibile e inclusivo, in linea con l’obiettivo di consolidare la pace nelle aree rurali più vulnerabili​.

Proseguendo la missione, il Direttore Generale si è recato a Cartagena, città patrimonio dell’UNESCO, dove ha visitato la storica Muraglia e i principali siti storici in cui AICS interverrà con un nuovo progetto da 3 milioni di euro. L’obiettivo del programma è duplice: da un lato rafforzare le competenze delle istituzioni locali per la conservazione del patrimonio culturale e, dall’altro, promuovere un turismo più inclusivo e sostenibile. Le attività si concentreranno principalmente sul restauro della Muraglia e della Cattedrale di Cartagena, con particolare attenzione al coinvolgimento delle donne e dei giovani in situazioni di vulnerabilità. Il progetto prevede anche la promozione di pratiche turistiche sostenibili, favorendo la partecipazione attiva della comunità locale

La missione si è conclusa a Barranquilla, dove Rusconi ha incontrato tutti gli attori chiave coinvolti nel progetto Almas, implementato dall’ong CESVI con l’obiettivo di promuovere l’inclusione socio-economica delle donne venezualane migranti. Durante l’incontro, è stata siglata un’importante alleanza tra il CESVI e il Fondo Nacional de Garantías (FNG), finalizzata a sostenere l’inclusione finanziaria delle donne migranti del Venezuela e alle comunitá ospitanti. Per l’occasione é stato firmato simbolicamente un accordo con il Fondo Nazionale di Garanzia che faciliterá l’accesso al credito alle iniziative microimpresariali. Nel suo intervento, Rusconi ha sottolineato l’importanza del progetto nel promuovere l’uguaglianza di genere e nel rafforzare le competenze delle donne migranti​.

L’impegno di AICS in Colombia continua ad essere determinante per il miglioramento delle condizioni socio-economiche delle comunità locali, promuovendo al contempo l’inclusione, l’uguaglianza e la sostenibilità.

La missione é stata importante per confermare l’impegno della Cooperazione italiana in Colombia nel costruire azioni di sviluppo innovative, sostenibili e inclusive grazie soprattutto alla partnership pubblico-privato, alla ricerca e al know how italiano. Concetti chiave che sono stati oggetto della riunione con l’Agenzia Presidenziale di Cooperazione per condividere prospettive future di collaborazione.

Italia e Colombia rafforzano la loro cooperazione per lo sviluppo agricolo attraverso il progetto “Agrocadenas”

[COMUNICATO STAMPA]

Bogotá, 14 ottobre 2024 – Venerdí scorso, presso la Residenza dell’Ambasciatore d’Italia a Bogotá, Giancarlo Maria Curcio, il Viceministro colombiano dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale, Polivio Leandro Rosales Cadena, e il Consigliere per la Diplomazia Economica e per lo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, Marco Rago, hanno firmato l’atto di lancio del progetto “Agrocadenas / Alleanze pubblico-private per il consolidamento della pace attraverso il rafforzamento della commercializzazione e dei servizi prioritari per il settore agricolo colombiano (ACC)”. La firma si è svolta nell’ambito dell’evento Il Sistema Italia insieme ai produttori colombiani per un’agricoltura più competitiva e sostenibile, alla presenza del Direttore Generale dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), Marco Rusconi, in visita ufficiale in Colombia.

Con un finanziamento di circa 10 milioni di euro, Agrocadenas contribuirà allo sviluppo sostenibile del settore agricolo colombiano attraverso il trasferimento di tecnologie avanzate, la promozione dell’innovazione e la creazione di sinergie tra il settore pubblico e privato di entrambi i Paesi. In particolare, il progetto migliorerà le filiere produttive di caffè, cacao, avocado e frutta tropicale, promuovendo l’innovazione nei processi di produzione, commercializzazione e distribuzione, con un chiaro focus sulla sostenibilità e sullo sviluppo rurale.

“L’Italia, riconosciuta a livello mondiale per la sua eccellenza nel settore agroindustriale e per la sua capacità di integrare soluzioni tecnologiche all’avanguardia, si posiziona come un partner strategico per la Colombia nel suo sforzo di modernizzare e rafforzare la competitività agricola”, ha dichiarato l’Ambasciatore Curcio.

“La Colombia, come gli altri Paesi della regione latinoamericana, è un interlocutore chiave per l’Italia, poiché condividiamo valori e interessi, oltre a profondi legami storici, politici, sociali, economici e culturali. Dal Governo italiano c’è piena disponibilità a collaborare in vari settori per lo sviluppo socioeconomico del Paese andino, dai più tradizionali ai più innovativi, promuovendo e proteggendo il patrimonio naturale e valorizzando il capitale umano, le cui conoscenze possono arricchirsi attraverso la ricerca, l’innovazione e lo scambio di know-how tra i nostri Paesi”, ha aggiunto il Consigliere Rago.

“Il progetto Agrocadenas non rappresenta solo un significativo passo avanti nella cooperazione bilaterale tra Italia e Colombia, ma sottolinea anche l’impegno di entrambi i governi per il consolidamento della pace nelle aree rurali più vulnerabili, mediante la generazione di opportunità economiche inclusive e sostenibili”, ha chiarito il Viceministro Rosales.

“In Colombia, la Cooperazione italiana investe circa 62 milioni di euro con l’obiettivo di rivitalizzare il tessuto economico del Paese, puntando sulle principali filiere produttive, rendendole da un lato più efficienti e competitive grazie al know-how e alla tecnologia italiani, e dall’altro più responsabili dal punto di vista ambientale per garantire la sicurezza alimentare”, ha concluso il Direttore dell’AICS Rusconi.

Questo ambizioso progetto simboleggia la continuità e il rafforzamento di una relazione tra due Paesi uniti da una visione comune di sviluppo, innovazione e prosperità. Italia e Colombia riaffermano così la loro volontà di continuare a lavorare insieme per affrontare le sfide globali, promuovendo una crescita agricola che sia sostenibile, inclusiva e basata sullo scambio di conoscenze e tecnologie avanzate.